Il ritorno su Italia 1 di "The O.C."

Quando a Josh Shwartz venne l’idea di scrivere una serie-teen ambientata in California aveva solo 25 anni e non sapeva che questo progetto lo avrebbe reso il più giovane showrunner della storia, oltre che ricco e famoso. 
E noi? Non importa dove fossimo o che età avessimo all’epoca, perché è praticamente impossibile non aver visto o sentito parlare almeno una volta di “The O.C.”, la serie andata in onda con successo per 4 stagioni dal 2004 al 2007 e ritrasmessa per intero tutti i giorni alle 19.00 su Italia 1, la stessa rete che la fece conoscere allora al grande pubblico nostrano. 

Come accaduto per altre serie tv “gemelle” (vedi “Beverly Hills 90210”, “Melrose Place” o “Dawson’s creek”), “The O.C.” ha avuto la forza di trasformarsi da subito in fenomeno culturale, facendo immedesimare milioni di teenager, e non solo, nella vita dei 4 protagonisti principali: la reginetta del ballo Marissa Cooper (Misha Burton), l’adolescente problematico Ryan Atwood  (Ben McKenzie), il super nerd Seth Cohen (Adam Brody) e la ricca e snob Summer Roberts (Rachel Bilson). 
A fare da sfondo alle storie dei protagonisti la patinata Orange County, California, vista dal bordo piscina delle ville di lusso, ma con un occhio meno indulgente e leggero rispetto alle altre serie teen.

E poi c’era la musica, a fare da accompagnamento alle vicende dei quattro. Anche grazie a “The O.C.” è stato infatti sdoganato anche oltre oceano il cosiddetto indie-rock: dai Death Cab For Cutie, a Imogen Heap, passando per Modest Mouse e The Killers. Fino ad arrivare agli allora sconosciuti Phantom Planet, che grazie alla loro hit “California”, colonna sonora della serie, hanno scalato le classifiche mondiali.

Perché rivedere “The O.C.” oggi? Un po’ per nostalgia, per tornare a immergersi in storie e luoghi che sono diventati anche parte di noi. Un po’ per rivedere con occhio più distaccato una serie ben scritta, che ha gettato le basi per altri teen drama di successo come “Gossip Girl” e “Pretty Little Liars”. Un po’ perché, questo per il pubblico più cresciuto, in “The O.C.” largo spazio veniva dato anche alle storie degli adulti, quindi un buon motivo per provare a concentrarsi su di loro questa volta.