Teleconsiglio


Oggi celebriamo un film e non uso questo termine a caso. Avete presente quei film che si devono proprio fare e che, se non si fossero fatti, alla storia del cinema, e del cinema italiano in questo caso, mancherebbe qualcosa e avresti la sensazione che si sia persa un’occasione? In questo caso l’occasione è stata colta e sto parlando di In viaggio con Papà. Era il 1982 e c’erano Alberto Sordi e Carlo Verdone. E non c’era un solo appassionato che non pensasse che il secondo sembrava davvero il figlio del primo, che la tradizione di quel tipo di comicità e modo di intendere il cinema – e anche la vita – si stava perpetuando in maniera mirabile. Nel senso che Verdone era nettamente il Sordi del nuovo periodo: quindi non vuol dire che fosse uguale, identico, preciso. Significa che il tempo, con i suoi cambiamenti, aveva modellato per l’epoca nuova il Sordi dei tempi altrettanto nuovi.
Per dirvi che quel film andava girato, obbligatoriamente. Sordi ovviamente ci teneva parecchio, al punto da scriverlo e dirigerlo in prima persona. E Verdone non poteva – né voleva – certo sottrarsi a una specie di occasione con la storia. E i due caratteri erano lì, pronti da sfruttare: Verdone reduce da personaggi clamorosi e simili, avrebbe continuato a interpretare il ragazzone impacciato e buono come il pane ma sempre condannato alla sensazione che qualcuno da qualche parte lo stia buggerando (ma che bei verbi vintage, mi vengono…). E Sordi, beh, doveva interpretare il suo personaggio storico, l’italiano di un certo tipo che ha caratterizzato un’epoca, anche se ormai un po’ attempato. A quel punto, l’incontro tra i due avrebbe ovviamente prodotto le scintille necessarie a far divampare il film.
E quindi andiamo su Cine34 in prima serata, no? Che il film sia molto riuscito, mediamente riuscito o poco riuscito a questo punto è secondario (per me è godibilissimo): la cosa principale rimane che ci sia stato, e che sia diventato un film, l’incontro tra questi due grandissimi.

Lucy Ball