Nuovo appuntamento con "Le Iene"

Martedì 7 febbraio, in prima serata su Italia1, un nuovo appuntamento con “Le Iene”. Tra gli ospiti in studio: il cantante e youtuber Fabio Rovazzi, il karateka Luigi Busà e lo scrittore Mattia Insolia.
 
Tra i servizi della puntata: Filippo Roma è sul tema doping nel mondo del calcio. Nelle ultime settimane, infatti, molti ex giocatori hanno rilasciato dichiarazioni nelle quali hanno espresso le loro paure in merito a determinate sostanze prese ai tempi in cui giocavano. Tra i primi a parlarne Dino Baggio, ex centrocampista della nazionale e vicecampione del mondo negli Stati Uniti nel 1994 che, ai microfoni di una trasmissione, ha dichiarato: «Bisognerebbe investigare un po' sulle sostanze prese in quei periodi, bisognerebbe vedere se certi integratori, con il tempo, fanno bene oppure no. Ho paura anche io perché sta succedendo a troppi giocatori.». Poi l’ex campione del mondo Marco Tardelli che ha ricordato: «Prendevamo farmaci senza discutere. Io spero di essere fortunato.». Esperienza condivisa anche da un ex Azzurro di un’altra generazione, Sandro Mazzola. Oggi Filippo Roma intervista l’ex allenatore Zden?k Zeman, uno dei protagonisti del mondo del pallone che ha avuto il coraggio di lanciare pubblicamente l'allarme sul doping, e raccoglie le dichiarazioni dell’ex calciatore di serie A Massimo Brambati, che si è reso disponibile a condividere apertamente le sue paure.
Inviato: Alcuni calciatori hanno ammesso di avere paura. Cosa ne pensa?
Z. Zeman: Che è strano che si spaventano ora e non quando prendevano qualche cosa. 
Inviato: Lei può escludere che i giocatori che ha allenato abbiano preso farmaci a sua insaputa? 
Z. Zeman: Purtroppo, non posso escluderlo perché non si riesce a controllare tutto. Però almeno così i medici quando parlavo non davo indicazione.
Inviato: Che ne pensa di queste tristi, recenti, morti? Mihajlovic, Vialli, molto giovani.
Z. Zeman: No, le malattie arrivano a tutti.
Inviato: Lei tirò fuori la storia che «il calcio deve uscire dalle farmacie». Secondo lei oggi il calcio è ancora dentro le farmacie?
Z. Zeman: Secondo me non è cambiato niente, purtroppo. Questi ragazzi che ci pensano ora ci potevano pensare 25 anni fa, chiedendo cosa stessero prendendo e perché. Oggi è tardi.
 
Inviato: Di cosa hai paura? 
M. Brambati: Che ci sia correlazione tra quello che ho preso negli anni 80 e quello che è successo ultimamente.
Inviato: Quando tu giocavi, che farmaci ti hanno dato? 
M. Brambati: Il Micoren era un farmaco e lo prendevo praticamente tutte le domeniche. Ti aumentava la capacità polmonare. Qualche anno dopo è risultato proibitissimo ed è risultato doping. 
Inviato: Come te lo davano?
M. Brambati: Era una pillola che tu prendevi e ingoiavi mezz’ora prima della partita nello spogliatoio senza nasconderti. Te la dava il dottore, sapevi che la tua performance probabilmente sarebbe migliorata. 
Inviato: Tu e i tuoi compagni chiedevate al dottore cosa vi stesse dando? 
M. Brambati: No, ti dico la verità. Tieni presente, comunque, io avevo 19-20 anni e non facevi neanche troppe domande.
Inviato: Che effetti ti dava il Micoren? 
M. Brambati: Sostanzialmente ti dava più capacità polmonare. 
Inviato: Cera una differenza tra partite giocate col Micoren e partite senza?
M. Brambati: Io direi di sì.
Inviato: Finita la partita, invece, sentivi gli effetti negativi?
M. Brambati: Diciamo di sì. Ho spaventato anche mio padre una volta, dopo una partita. Quel giorno marcavo Maradona. E quando sono andato al bar a bere una cosa con lui, non riuscivo a tenere in mano la tazza perché tutto il liquido fuoriusciva, mi tremava la mano. Avevo l'occhio abbastanza vitreo e mio padre si accorse, mi chiese, però io non ebbi il coraggio di dire la verità, diciamo. 
Inviato: Il Micoren ti aiutò a marcare Maradona? 
M. Brambati: Maradona non lo potevi marcare neanche con tre Micoren. Però c'era anche un altro preparato che ci davano, che si chiamava Anemina, era una pasticca che aumentava i riflessi. 
Inviato: Tu hai usato questa immagine che «vi davano il Micoren come fossero caramelle»
M. Brambati: Sì, perché sembravano delle Zigulì e io ne ho prese tante. È per questo che sono molto preoccupato, in funzione del fatto che ci possa essere una correlazione con queste medicine e tutte le cose che sono successe agli ex calciatori più avanti negli anni. Con Gianluca Vialli ho partecipato al Mondiale militare, quando vedi qualcuno con cui hai condiviso qualcosa morire ti vengono in mente queste cose. Mi preoccupano anche tutte le flebo che ho fatto prima delle partite, io non so esattamente cosa ci potesse essere, se non che mi dicevano che c'erano degli zuccheri o che c'era questa corteccia surrenale, bandita successivamente.
Inviato: Queste flebo quand’è che le facevate? 
M. Brambati: O la sera prima della partita in albergo, o la mattina stessa della gara. E siccome ne ho fatte parecchie sono sicuramente molto preoccupato. C'erano delle condizioni ambientali molto particolari: 100% di umidità, 30 gradi, ti aiutavano a far sì che tu potessi ritornare a essere performante nel più breve tempo possibile. 
Inviato: E queste flebo che effetti ti davano? 
M. Brambati: Era un effetto molto strano, ricordo che fino alle 5, alle 6 del mattino guardavo il soffitto perché non riuscivo a prendere sonno.
L’ex giocatore racconta anche di quando ha provato a parlare pubblicamente del contenuto di quelle flebo.
M. Brambati: Mi è stato un po’ consigliato di tacere e di non parlarne più, di non dare seguito alla cosa. 
Inviato: Da chi ti è stato consigliato?
M. Brambati: Dalla Federazione Italiana Gioco Calcio. Mi mandarono una lettera, diffidandomi a parlare ancora di queste situazioni, altrimenti avrebbero preso dei provvedimenti. Ma la pelle è mia e vorrei che qualcuno mi venisse a dire che non c'è nessuna correlazione tra quello che abbiamo preso e alcune malattie che si verificano spesso sui calciatori. 
 
Ideatore del programma è Davide Parenti, in regia Antonio Monti. La trasmissione può essere seguita in streaming, anche all’estero, su www.iene.it.