Teleconsiglio

A me è sempre piaciuto parecchio Enrico Lucci. Ci sono molti giornalisti e inviati delle tv che delle incursioni con microfono dentro situazioni complicate, affollate, magari piene di politici ne hanno fatto un cavallo di battaglia. Ma come Lucci non c’è nessuno e provo a spiegare il perché. Lucci va con intenzioni serissime a porre domande scomode o surreali al personaggio di turno, come gli altri cerca di metterlo in difficoltà e fin qui ci siamo: la differenza è che Lucci in quel momento assolve sì il proprio compito, ma al tempo stesso, per come si comporta e per quel non prendersi troppo sul serio, diventa anche una specie di parodia, voluta, di se stesso, di quel ruolo, di quel compito, e anche di tutti quelli che in tv sono specializzati in questo genere di assalti.
Non è mica facile riuscirci: a quel punto sei un protagonista e anche il suo contrario, smontando al tempo stesso con l’autoironia anche la sacralità, presunta, del tuo compito. E soprattutto arrivi a diversi tipi di pubblico, a chi apprezza quel tipo di giornalismo un po’ assalto e si limita a quello, a chi lo apprezza comunque ma ha un approccio anche un po’ distanziato e ironico su queste cose.
È per questo che ho accolto con gioia l’arrivo di Lucci nella fantasmagorica squadra di Striscia la Notizia a inizio di questa settimana: e l’ho visto finora all’opera nei pressi del Parlamento in occasione delle votazioni per il Presidente della Repubblica ricevendo solo conferme di tutto il buono che già pensavo prima. E quindi well done, Striscia (come sono internazionale quando voglio…) e buon proseguimento a Lucci in questo nuovo connubio che mi sembra perfetto e spero davvero duri molto a lungo.


 Lucy Ball