Teleconsiglio

Miei cari, ferma restando la grande possibilità di scelta presente come sempre sui nostri canali, stasera per me è cinema. Perché andando in prima serata sul Twenty Seven voglio recuperare – nel senso di rivedere, ma l’avevo visto solo all’uscita ed era il 1998 e quindi è passato un lasso di tempo sufficiente – un film che vale parecchio in quanto film, ma vale anche e soprattutto per la storia, per i personaggi e anche per gli attori che sono presenti.
E sto parlando di Patch Adams, ovvero la storia – un po’ romanzata, tanto che non tutti la accolsero benissimo – del medico che partendo da una pessima esperienza personale inventò la terapia del buon umore e dell’allegria come metodo per alleviare le sofferenze degli ammalati negli ospedali, soprattutto quelli di giovane età.
Molte volte ci è capitato negli anni successivi di scoprire, attraverso altri film o attraverso la cronaca, l’applicazione di quelle teorie nella realtà, e il tema a me sembra comunque di estremo interesse e da elogiare a prescindere.
E poi c’è lui, Robin Williams. Uno dei miei attori preferiti da sempre, un uomo con una storia complicatissima da vivere e finita nel peggiore dei modi, un elemento che ha contribuito a rinsaldarne il mito, peraltro. E fa abbastanza impressione che nel film reciti anche un altro genio assoluto del mestiere, Philip Seymour-Hoffman, anche lui la dimostrazione di come l’essere persone di straordinario talento e successo, spesso e volentieri non sia sufficiente, anzi.


Lucy Ball